Il vaccino anti-COVID ha ucciso molti giovani?

Sul web spesso si leggono affermazioni mirabolanti (quasi sempre prive di fondamento) col solo scopo di farsi pubblicità o avere dei “like”. L’argomento vaccini anti-COVID viene spesso tirato in ballo da persone che citano analisi “scientifiche” atte a dimostrare la sua pericolosità. Da quando è stato trovato il vaccino, tante persone “no vax” hanno sostenuto che nei giovani è stato registrato un eccesso di mortalità dopo la sua somministrazione. Davanti a queste affermazioni non bisogna arrabbiarsi o alzare la voce, bisogna semplicemente rispondere con dati ed analisi scientifiche. Noi abbiamo analizzato i dati provenienti dall’ISTAT e tutti i dettagli dell’analisi sono state pubblicati su una rivista scientifica (vedi in fondo il link all’articolo). Nella figura sotto (quella più in alto) sono rappresentati i decessi giornalieri di persone con meno di 30 anni: in Italia, negli ultimi 12 anni, ogni giorno muoiono in media 14 persone (in realtà il numero è leggermente calato nel corso degli anni per il calo della popolazione giovane). Il COVID è arrivato in Italia all’inizio del 2020 e i primi vaccini per la popolazione sono stati disponibili a inizio 2021: come si può vedere dal grafico sotto, relativo al periodo 2020-2022, dall’inizio del 2021 non si è registrato alcun incremento della mortalità giovanile. Intendiamoci, un vaccino è pur sempre una fonte di rischio e nessuno nasconde che alcune persone

possano aver avuto problemi di salute e arrivare in certi casi (pochissimi per fortuna) addirittura al decesso.

Un’ultima considerazione che non ha nulla a che fare con i vaccini. Nel grafico più in alto, indicato dalla freccia rossa che indica un numero di decessi molto alto (circa 60) il giorno 24 agosto 2016: non è un errore o una normale fluttuazione statistica, è l’effetto del terremoto di Amatrice.

L’articolo cui fa riferimento il testo è “A statistical model to identify excess mortality in Italy in the period 2011-2022” pubblicato sulla rivista scientifica European Physical Journal Plus (ref: Eur. Phys. J. Plus (2024) 139:348)  e su arXiV:2404.06111v1 [physics.med-ph] (visible al link https://doi.org/10.48550/arXiv.2404.06111 ).

Abbiamo le prove di un cambiamento climatico?

Uno dei più attuali argomenti alla base della nostra vita è l’eventuale cambiamento climatico. Ci sono scienziati che sostengono che l’inquinamento sta causando un pericoloso innalzamento delle temperature, altri che dicono che sono solo fluttuazioni statistiche. Qualsiasi sia la verità, ognuno di noi ha la sensazione che le stagioni siano sempre più calde e meno sopportabili, soprattutto in estate durante le ondate di calore. E’ possibile passare da una sensazione corporea a dei numeri che “certifichino” l’effetto di questo cambiamento? Abbiamo studiato il numero dei decessi giornalieri fornito dall’ISTAT per cercare di capire gli effetti di queste ondate di calore nella popolazione italiana dal 2011 al 2022 compresi. Come si vede nella figura 1, in condizioni normali, il periodo estivo è caratterizzato da un minor numero di decessi

Figura 1 Numero dei decessi giornalieri dal 2011 al 2019. Gli anni riportati in blu sulle figure sono posizionati nel periodo estivo. I picchi di calore estivo sono stati ombreggiati di arancione.

rispetto a quello invernale, pur tuttavia ogni tanto il numero dei decessi presenta dei picchi concentrati in pochi giorni. Prendiamo ad esempio la famosa estate del 2015 (quarto grafico) che fino a pochi anni fa era ritenuta una delle più calde in assoluto: durante quella estate si sono verificati 4 picchi di calore: il primo nella prima decade di giugno, il secondo nella prima settimana di luglio, il terzo attorno al 20 luglio e il quarto nella prima settimana di agosto. In perfetta corrispondenza con i picchi di calore si sono verificate degli eccessi di mortalità. Al contrario, nell’estate del 2016 non si sono registrati picchi di calore e di conseguenza nessun eccesso di mortalità. Come sono andate le cose negli ultimi anni? Nella figura 2 sono riportati il numero dei decessi giornalieri nel periodo dal 1° novembre 2019 al 31 dicembre 2022. Come si vede,

Figura 2 Numero dei decessi giornalieri dal 2020 al 2022. Gli anni riportati in blu sulle figure sono posizionati nel periodo estivo. I picchi di calore estivo sono stati ombreggiati di arancione

nelle ultime estati i picchi di calore sono stati più numerosi e di conseguenza il numero dei decessi è aumentato. Particolare l’estate del 2022 che è stata in generale molto calda (area gialla nella figura) con all’interno picchi di calore ancora più caldi (arancioni nella figura). Nella Fig. 3 sono riportati il numero dei decessi dovuti ai picchi di calore estivi: fino al 2018 vi era un andamento pressoché costante con la sola eccezione del 2015.

Figura 3 Numero dei decessi dovuti ai picchi di calore estivi.

Negli ultimi anni, invece, c’è stato un continuo aumento dei decessi a causa delle ondate di calore a dimostrazione che qualcosa sta cambiando. Da questa analisi non si può certamente dire che siamo all’interno di un cambiamento climatico, ma possiamo affermare senza ombra di dubbio che gli effetti del ripetersi di giornate torride si ripercuote su quella parte di popolazione più debole (tipicamente le persone anziane) che non regge a questi sbalzi climatici. Nell’estate del 2022, oltre ai picchi di  calore si è verificato anche un aumento dei decessi dovuti ad un’ondata di COVID che ovviamente non è stato conteggiato in questa analisi. Spesso nelle scorse estati, abbiamo riso leggendo che nei giorni più caldi le persone anziane si rifugiavano nei centri commerciali per godere del refrigerio dei condizionatori: oggi invece dobbiamo ammettere che fanno benissimo, ne va della loro vita!

L’articolo cui fa riferimento il testo è “A statistical model to identify excess mortality in Italy in the period 2011-2022” pubblicato sulla rivista scientifica European Physical Journal Plus (ref: Eur. Phys. J. Plus (2024) 139:348)  e su arXiV:2404.06111v1 [physics.med-ph] (visible al link https://doi.org/10.48550/arXiv.2404.06111 ).

 

 

 

Quante persone sono morte di COVID in Italia?

Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Salute OMS, una persona è deceduta a causa del COVID quando il caso è clinicamente confermato e non sussiste una chiara causa di morte alternativa non correlata al virus. Da questa vaga definizione, sono ovviamente nate tante diverse interpretazioni: se una persona anni prima aveva avuto un problema di salute ed ora era deceduta col COVID, era da considerare morta a causa del virus o no? E’ chiaro che in tutto il mondo (e anche in Italia) ogni medico che ha redatto il documento di morte ha agito in base alla propria interpretazione magari spesso diversa da quella usata da un altro collega. Alcuni stati ci hanno anche giocato su questo aspetto, dichiarando morti per COVID solo le persone che in precedenza erano perfettamente sane, tenendo così il numero di decessi estremamente basso. Contare il numero di decessi in base all’interpretazione di migliaia di medici differenti può portare a numeri diversi dalla realtà. Un metodo alternativo è studiare il numero totale di decessi giornalieri avvenuti per qualsiasi causa (quindi senza far appello a nessuna interpretazione) e contare quelli in eccesso rispetto a quelli che ci si aspetta: non è semplice perché il problema è calcolare quanti decessi ci si aspetta ogni giorno.

Fig. 1 In alto il numero totale di decessi giornalieri nel periodo 1° gennaio 2011 – 31 dicembre 2022 (Le scritte che indicano l’anno sono posizionate in estate). Nel riquadro sotto è riportato il numero dei decessi giornalieri nel periodo 1° novembre 2019 – 31 dicembre 2022 con evidenziati tutti gli eccessi di morti (identificati con la lettera G e un numero sequenziale Gn), con sovrapposta (grafico grigio pieno) il numero di decessi dovuti al COVID riportato dal’ISS.

In Fig. 1 in alto, è mostrato il numero dei decessi giornalieri dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2022 forniti dall’ISTAT: alla base si vede un andamento ondulatorio in leggera crescita nel corso degli anni (descritto dalla curva blu), che mostra un maggior numero di decessi in inverno rispetto all’estate. Sopra l’andamento ondulatorio, si vedono tanti eccessi di morti (identificati dall’area gialla o blu) dovuti a cause fuori dalla normalità (influenze invernali, virus improvvisi, ondate di calore, …). Per stimare il numero dei decessi presenti in ogni picco è necessario avere una curva (da ora la chiameremo funzione) che contenga il comportamento ondulatorio in leggera crescita nel corso degli anni e che descriva tutti i picchi (sono stati 60 negli ultimi 12 anni); nella fig. 1 in alto, l’andamento globale dei decessi è descritto dalla curva rossa. Questa funzione l’abbiamo costruita e l’abbiamo adattata ai dati con un metodo che si chiama minimizzazione del χ2 (Chi quadro) ed è possibile vedere tutti i dettagli al link all’articolo (riportato alla fine di questo blog). Come si può vedere la funzione descrive molto bene l’andamento dei decessi, e, in linguaggio scientifico, questo è dimostrato da un valore del χ2 normalizzato di 2.7 su oltre 4000 gradi di libertà.

Nella fig. 1 in basso (riquadrata di rosso) è riportata lo stesso grafico di sopra ma per il periodo 1° novembre 2019 – 31 dicembre 2022. In questi 3 anni ci sono stati molti picchi di mortalità dovute a diverse cause, tra cui il COVID, influenze invernali e ondate di calore estive. Per identificare i picchi dovuti al COVID abbiamo analizzato i dati provenienti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e del Dipartimento della Protezione Civile (DPC), che contengono solo i decessi dovuti al COVID, dove però sussiste il dubbio dovuto all’interpretazione del medico; la figura ombreggiata di grigio sono il numero dei decessi riportati dall’ISS. I picchi di decessi presenti nei dati ISTAT, sono stati definiti causati dal COVID se negli stessi giorni si trovava il picco sia nei dati dell’ISS che della DPC: nella figura 2 è stato riportato lo stesso grafico di figura 1 (quella a partire dal 1° novembre 2019), dove sono stati ombreggiati di giallo i soli picchi dovuti al COVID

Fig. 2 Numero dei decessi giornalieri nel periodo 1° novembre 2019 – 31 dicembre 2022 con evidenziati in giallo gli eccessi di morti dovuti al COVID

Dalla figura 2 si vede chiaramente l’inizio della pandemia (picco identificato come G37). Questa prima ondata ha causato circa 53 mila decessi, mentre l’ISS e la DPC ne hanno stimati circa 35 mila: tale discrepanza è spiegabile con la grave emergenza sanitaria, in cui non ci fu né la possibilità di fare tamponi a persone decedute che vennero derubricate come morti non dovute al COVID, né di fornire ricoveri ospedalieri a chi ne necessitava (morti indirette).  Il COVID ha colpito soprattutto nelle stagioni fredde con 3 ondate tra l’inverno del 2020 e la primavera del 2021 ed altre 3 tra l’inverno del 2021 e la primavera 2022. In maniera meno violenta, il COVID ha colpito anche in estate, in particolare nel settembre del 2021 e nel luglio del 2022. Dall’inizio della pandemia fino al 31 dicembre 2022, il COVID ha causato in Italia 216 mila decessi (diretti ed indiretti) con un’incertezza di circa 7000 unità. La stima è superiore a quella quotata dall’ISS e dalla DPC nello stesso periodo (circa 180 mila unità), per i motivi prima descritti. Il COVID ha colpito soprattutto le persone anziane, il 95% delle persone colpite avevano un’età superiore ai 60 anni. Nonostante nella popolazione italiana in questa fascia di età, le donne siano in numero superiore agli uomini (55% contro 45%), il COVID ha ucciso maggiormente le persone di genere maschile (circa 115 mila unità) rispetto a quello femminile (circa 100 mila unità).

L’articolo cui fa riferimento il testo è “A statistical model to identify excess mortality in Italy in the period 2011-2022” pubblicato sulla rivista scientifica European Physical Journal Plus (ref: Eur. Phys. J. Plus (2024) 139:348)  e su arXiV:2404.06111v1 [physics.med-ph] (visible al link https://doi.org/10.48550/arXiv.2404.06111 ).

Lo strano andamento della mortalità giornaliera

Una domanda che probabilmente non ci siamo mai fatti è chiedersi quante persone muoiono ogni giorno in Itallia. La risposta è abbastanza semplice: in Italia in media muoiono circa 1650 persone al giorno. In realtà questo numero cresce leggermente di anno in anno a causa dell’aumento del numero delle persone anziane. Questo significa che in un anno muoiono circa 600 mila persone (se non avvengono eventi eccezionali) pari al 1% dell’intera popolazione. Un aspetto peculiare è che il numero di decessi giornalieri varia molto tra le stagioni fredde e quelle calde; recentemente abbiamo scritto un articolo (vedi sotto tutti i dettagli) utilizzando i dati  forniti dall’ISTAT nel periodo dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2022. La figura mostra il numero dei decessi giornalieri in questi 12 anni. L’andamento non è piatto (a giustificare che la probabilità di decesso è

Figura 1. Numero di decessi giornalieri dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2022. Le scritte che indicano l’anno sono posizionate in estate.

uguale qualsiasi giorno dell’anno), ma presenta un aspetto ondulatorio in cui risulta evidente che si muore maggiormente in inverno rispetto all’estate. Perché? In Italia l’età media della popolazione è alta, circa 47 anni con oltre il 12% delle persone con più di 75 anni: spesso le persone anziane hanno problemi di salute che li rende più fragili e dunque meno resistenti agli agenti esterni quali freddo e influenze invernali. Diciamo che, nonostante l’enorme progresso fatto dall’uomo, la natura determina sempre il nostro ciclo vitale. In realtà l’andamento periodico è spesso modificato da grandi eccessi di morti soprattutto nel periodo invernale (è ben visibile il primo picco del COVID del marzo 2020, ma su questo torneremo in un altro blog) e da picchi estivi dovuti alle varie ondate di calore (anche su questo punto faremo un blog).

L’articolo cui fa riferimento il testo è “A statistical model to identify excess mortality in Italy in the period 2011-2022” pubblicato sulla rivista scientifica European Physical Journal Plus (ref: Eur. Phys. J. Plus (2024) 139:348)  e su arXiV:2404.06111v1 [physics.med-ph] (visible al link https://doi.org/10.48550/arXiv.2404.06111 ).